
Philippe Starck torna con il Brach Madrid.
Tra narrazione e memoria: il Brach Madrid è un’opera sentimentale di Philippe Starck, un hotel in cui non ci si può annoiare tra mille invenzioni progettuali e poetiche.
Il gruppo alberghiero Evok Collection apre la sua seconda struttura fuori dalla Francia: dopo il Nolinski Venezia, inaugurato nel 2023, la sua collezione si arricchisce di un nuovo hotel a Madrid.
Così come il Brach Paris, anche il Brach Madrid è stato progettato da Philippe Starck, che ha inserito con il suo gusto irriverente un’infinità di oggetti sorprendenti e misteriosi, accumulati per il loro valore affettivo e simbolico.

Il Brach Madrid si trova in uno dei quartieri più eleganti della capitale spagnola. Vetrina dell’architettura della prima metà del Novecento, la Gran Via si compone di una varietà di stili tanto eclettici quanto maestosi. Non a caso, è conosciuta come la Broadway madrilena.
Costruito tra il 1919 e il 1922 dall’architetto Jerónimo Pedro Mathet Rodriguez, al numero 20 della via, l’edificio di sette piani che ora ospita l’hotel ha una facciata sobria ed elegante, risparmiata dall’usura del tempo e caratterizzata da alte finestre ornate da balconi.


Philippe Starck ha così spiegato il concept del suo lavoro: “Per il Brach Madrid ho voluto catturare lo spirito inespresso della poesia spagnola, una forma di nostalgia moderna che non guarda mai al passato. Ho voluto creare un tessuto ricco che le persone ameranno ripercorrere più volte; nuovi dettagli come tante attenzioni, sussurri che raccontano ricordi sepolti”.
Il ristorante, il bar, la pasticceria, le 57 camere e la Spa, chiamata La Capsule, sono stati disegnati da Starck con la sua immaginazione sensibile e romantica, che gli ha permesso di ricreare il soffio di una vita, di ricordi e di luoghi, concretizzandoli nella materia come se fossero sempre esistiti.

Le camere ricche di sentimenti.
È soprattutto nelle stanze che ci si sente attratti dalla moltitudine di dettagli e oggetti selezionati dal progettista. Il loro eclettismo non è frutto del caso, ma di una scelta del cuore. Si vuole dare un’impressione di intimità e così gli oggetti e i dettagli sono tutte tracce delle vite e delle presenze passate che hanno abitato i luoghi.


Nelle stanze seguiamo l’avventura di uno scrittore e di una ballerina di flamenco, una coppia separata dal regime franchista. In ogni stanza, di fronte al letto vi è un armadio-scaffale dei pensieri e dei ricordi dei protagonisti immaginari: ogni elemento, che sia un soprammobile o una foto, un guantone da boxe o delle nacchere, offre un indizio biografico e poetico.

Attorno alla testiera del letto si scopre la mappa del loro viaggio di nozze: un diario che immortala i loro momenti più felici. Sta poi a ciascuno giocare con la propria immaginazione. È questo il gioco mentale che Philippe Starck propone in ogni camera.
Io scompaio completamente dietro al racconto, sono solo il narratore.


Tra gli arredi: divani dai bordi sfrangiati, testiere di cuoio trapuntate, tavoli e mobili bar in legno di mogano e marmo sui quali sono sparse decine di ceramiche artigianali scelte con cura da Starck e dal suo team nel corso degli ultimi tre anni.

Il bagno, invece, risulta elegante grazie al suo pavimento in breccia e allo specchio con cornice in smalto verde. A proposito di quest’ultimo, Starck ha commentato: “Ho immaginato questo specchio come modellato dal signore di cui sto fantasticando la storia; è stato lui a realizzare lo specchio che sua moglie avrebbe sognato di avere e nel quale lei non si è mai specchiata. Ha preso dell’argilla pensando a lei e, con quello spirito femminile e barocco, ha creato la cosa più emozionante del mondo”.
La memoria poetica del ristorante.
Nel ristorante, il progetto – anche quello immaginato e immaginario – si amplia a una dimensione pubblica: l’idea è stata quella di ricreare l’atmosfera dei caffè degli anni Venti e Trenta, ritrovo della Madrid intellettuale e artistica. Secondo Starck: “È qui che clienti illustri e artisti squattrinati si sarebbero frequentati. Pittori e poeti, spesso senza un soldo, lasciavano un’opera d’arte o uno scritto in cambio di un bicchiere di vino e di un pasto”.


Lungo la mensola che incornicia il soffitto si trova una raccolta di libri e dipinti accuratamente selezionati, reperiti uno a uno alle aste. Molte sono opere di pittori anonimi di grande talento. Seguendo lo stesso principio, l’isola centrale riunisce una collezione di oggetti curiosi, come se fossero stati lasciati lì dai visitatori di passaggio.
Pareti rivestite in mogano e in piastrelle di terracotta smaltata, colonne rivestite, spessi tendaggi nei toni del beige, poltrone in pelle, paralumi per smorzare la luce: ogni materiale conferisce al luogo un’essenza senza tempo.

Durante il giorno, il ristorante è il luogo adatto per rilassarsi e godere della leggera penombra e della frescura; la sera, ad attirare è la convivialità e il piacere della cucina aperta e condivisa, caratterizzata da un piano rivestito di elementi di legno a incastro scolpiti dal designer Patrick Kim-Gustafson.
Ideato dallo chef Adam Bentalha, il menu sprigiona sapori mediterranei con un tocco di Oriente.
In un hotel del genere non ci si può annoiare: tutti gli spazi parlano costantemente, rendendo gli ospiti partecipi di una storia.

La Spa: candida e pura.
Denominata La Capsule, la Spa appare come un rifugio intimo, un luogo di trasformazione e di esplorazione di sé di 400 metri quadrati. Il candore puro degli arredi e degli spazi, impreziosito dall’oro, si apre come una pagina bianca per il corpo e la mente alla ricerca del benessere.


“Se la gravità è molto presente in tutto l’hotel, in particolare attraverso la scelta di materiali come il legno o la terracotta, ho immaginato La Capsule come una nuvola, uno spazio immacolato, immateriale e fluttuante. In assenza di gravità, la relatività cambia e il peso del corpo svanisce a favore del puro spirito” ha commentato Starck.
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In apertura, memorie di una vita raccolte in una delle camere da letto dell’hotel, ph. Guillaume de Laubier.
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Di proprietà di Pierre Bastid, il Gruppo Evok nasce da un’idea di Romain Yzerman e di Emmanuel Sauvage nel 2014. L’obiettivo dei tre co-fondatori è stato subito quello di creare nuovi approcci al lifestyle con destinazioni turistiche capaci di cambiare le regole del gioco nel campo dell’ospitalità di lusso. Ogni brand del Gruppo è dotato di un’identità specifica, ma tutti condividono il desiderio di offrire un’atmosfera calorosa e autentica. I Nolinski rappresentano un’oasi di tranquillità nei quartieri più centrali e vivaci delle città. Con la linea Brach, il Gruppo Evok infonde un’atmosfera sofisticata e conviviale a quartieri dall’eleganza monumentale, mentre gli hotel a marchio Sinner attingono all’energia vibrante dei centri storici, interpretandola in chiave colta. Tra i progettisti selezionati da Evok: Philippe Starck, Tristan Auer e LeCoadic Scotto. La prossima apertura è il Brach a Roma, prevista per il 2026.
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