Io viaggio da sola [forse].

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Quando lei viaggia da sola: un fenomeno sempre in crescita che merita particolari attenzioni. Considerazioni e consigli per gli albergatori.

Tutto cominciò con Jeanne Baret, la prima donna nella storia a circumnavigare il globo. Correva l’anno 1766 e, nemmeno a dirlo, fu costretta a compiere la sua impresa travestita da uomo. Da casalinga analfabeta a intrepida esploratrice, la Baret ha sfidato ignoranza, superstizione e convenzioni sociali. La sua storia di viaggio, che ha come protagonisti travestitismo, adulterio, avventure rocambolesche e tanto coraggio, oggi farebbe impallidire molte travel blogger da crociera sul Mediterraneo e rassicurante tour enogastronomico. Tanta acqua è passata sotto i ponti da allora ma, dopo quasi tre secoli, quello del viaggio al femminile rimane un tema di grande attualità. In termini diversi, certo, ma non per questo ancora scevri da pregiudizi e da alcuni tabù.

Non ci credete? Senza bisogno di imitare le gesta della Baret, provate semplicemente ad andare da sole in hotel o al ristorante, che sia per lavoro o per piacere. Nel migliore dei casi, i pasti vi saranno serviti in fretta e con un certo imbarazzo, le coppie e comitive dei tavoli vicini vi guarderanno con sospetto e in camera difficilmente troverete servizi specifici per le vostre esigenze. Per non parlare delle offerte e promozioni proposte da strutture alberghiere e tour operator, che quasi sempre culminano in eventi di dubbio gusto finalizzati al fatidico incontro o pensate esclusivamente per mamme con bambini. Se sarete fortunate, potrete imbattervi in pacchetti destinati a serate e weekend con le amiche, pensate da gente che ha fatto evidentemente indigestione di Sex&The City e che percepisce l’allontanamento della donna dal focolare domestico come un evento straordinario da celebrare in compagnia di altre signore in libera uscita, magari in concomitanza con la partita di calcetto del marito o la finale di Champions League. E poi quella domanda che, immarcescibile e carica di significati (quasi sempre sbagliati), tuona dalle bocche di receptionist, camerieri e portieri di notte: Signora, è da sola??

Insomma, se siete donne e viaggiate da sole, sappiate che per i nostri operatori turistici spesso non avete che tre possibilità: o siete delle work addicted così ridotte da una zitellaggine coatta, o non avete uno straccio di amico/a disposto a farvi compagnia nel vostro peregrinare, o siete in cerca del principe azzurro. Ebbene, vogliamo svelarvi una grande verità. Anzi, tre. La prima è che esistono donne con una vita soddisfacente e tante amicizie ma che, nonostante questo, amano viaggiare da sole. La seconda è che esistono donne che amano il proprio lavoro, che viaggiano volentieri per questo e quindi, anche durante un soggiorno business, gradirebbero servizi e attenzioni dedicati. La terza è che, per quanto possa sembrarvi incredibile, esistono donne che partono da sole e che vorrebbero anche fare rientro da sole. In ognuno di questi casi, conviene accoglierle come si deve, dal momento che sia il loro potere d’acquisto che il numero di soggiorni vanno crescendo inesorabilmente, con buona pace degli stereotipi di genere, sempre troppo duri a morire. Del resto, i numeri parlano chiaro e a fornirceli è una ricerca effettuata da TripAdvisor condotta su un campione di 9.181 donne provenienti da Italia, Russia, Australia, Stati Uniti, Regno Unito, Sud Est Asiatico, Francia, Germania e Spagna, dai risultati sorprendenti. Il 55% delle intervistate aveva già viaggiato da sola e il 75% ha dichiarato che lo avrebbe fatto almeno un’altra volta nel corso dello stesso anno. Fra le italiane, il 23% ha dichiarato ha dichiarato di viaggiare in solitaria e al primo posto tra i motivi di un viaggio in solitaria è risultata la volontà di fare ciò che si desidera (55%), seguito da motivazioni pratiche come il fatto che “famigliari e amici non hanno tempo o risorse per viaggiare con me” (33%) e dalla voglia di sentirsi indipendenti e più sicure di sè (26%).

Nonostante questo, l’impresa alberghiera italiana, salvo qualche eccezione, tende a dimostrarsi poco sensibile verso le aspettative e i bisogni delle donne che viaggiano.

Non solo per lei, ma anche per lei

Alcune catene alberghiere statunitensi hanno addirittura realizzato piani d’albergo esclusivamente per le donne, con tanto di sale private off limits per il genere maschile. In Europa questa scelta non ha avuto la stessa fortuna. Basti pensare alle polemiche innescate dal famoso diciassettesimo piano dell’Hotel Bella Sky di Copenhagen, costretto a fare marcia indietro nientemeno che dal Consiglio per l’uguaglianza fra i sessi. Probabilmente si tratta di scelte sproporzionate e che potrebbero essere percepite come ghettizzanti. Basterebbe semplicemente adeguarsi a livello di servizi. Ecco, per esempio, alcuni accorgimenti e accessori graditi:

Detto questo, è ovvio che non tutte le donne siano uguali e non tutte abbiano le stesse esigenze. Tantomeno vogliamo relegare queste ultime a mere questioni riguardanti l’estetica. Siamo certi che tutti i servizi elencati non potranno che predisporre benevolmente qualsiasi ospite e, in ogni caso, mostrare attenzioni che spesso vengono trascurate e che le faranno sentire al centro dell’ospitalità della struttura con sicure ricadute positive sulla brand reputation dell’hotel. In Italia esistono già casi di successo in questo senso. Basti pensare all’iniziativa Hotel Woman di Best Western, alle camere Women Friendly di Leonardo Hotels e alle Ladies Room di Holiday Inn, tanto per citarne alcune. Il consiglio a nostro avviso più importante è quello di ascoltare i bisogni delle viaggiatrici e di fare di tutto per metterle sempre a proprio agio. Ancora più di un flaconcino di balsamo o di un tapis roulant, infatti, conta la predisposizione dello staff all’accoglienza di donne che viaggiano sole. Si tratta di un segmento di mercato da conquistare, non di una specie protetta verso cui predisporsi in maniera diversa.

E speriamo che un giorno non ci sia più nemmeno bisogno di dirlo.

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