Colazione, pranzo e cena, per turisti e residenti: ci piace la proposta gastronomica del nuovo The Hoxton Firenze inclusiva e aperta a tutti.
Coworking e staycation, concetti con cui si è entrati in confidenza durante la poco allegra stagione pandemica, hanno generato l’effetto di rendere “inclusivo” e non più “esclusivo” l’albergo. Sì, in linea di massima, per suo business model diremmo, è struttura vocata al forestiero che qui trova “alloggio” confortevole e pasti di buona qualità. E però, sebbene ancillarmente, questo albergo è soddisfacentemente fruibile anche da quanti non necessariamente lo adoperano come “tetto”, bensì con spiccata fruizione “day”, sovente per coworking.
In particolare, questa inclusività è il tratto distintivo di una nota catena alberghiera internazionale: Hoxton, dove è nitido il concetto di open house hotels come amano definirsi. Peculiarità degli alberghi Hoxton nel mondo è la loro location. Raramente nella zona più turistica della città, sovente in zone ancora agevolmente accessibili e ancora esenti da tracce di overtourism. La catena alberghiera è di proprietà di Ennismore, holding di ospitalità lifestyle in rapida crescita. Nel nostro Bel Paese è presente dal 2021 a Roma. E in questi giorni, ha aperto a Firenze, vicino piazza della Libertà, piazza sì anche turistica, ma anche a uso dei fiorentini, The Hoxton Firenze.
Il progetto di The Hoxton Firenze.
Da un lato abbiamo un palazzo del XVI secolo che un tempo apparteneva alla ricca famiglia Ricasoli. Dall’altro troviamo un edificio minimalista e moderno, progettato negli Anni ’80 da Andrea Branzi.
Gli interni dell’hotel sono stati curati da AIME Studios, il gruppo di progettazione del Gruppo Ennismore che ha sapientemente trasformato l’antica residenza nobiliare conservando elementi caratterizzanti come l’arcata esterna che circonda il cortile, le pareti con finitura a calce e gli affreschi originali. Gli spazi sono impreziositi da arredi su misura e pezzi vintage accuratamente selezionati, celebrando l’artigianato italiano con un tocco di comfort domestico.
Piccino non è. Ben 161 camere e, in coerenza con il carattere distintivo della catena, spazi per eventi pensati anche per utenza locale.
Suggestiva la terrazza con il giardino, originale e di elevato standing la proposta di ristorazione.
Alassio, offering e design.
Il ristorante principale Alassio, aperto “all day long”, dalla prima colazione al dopocena, si distingue per la linea di cucina: un virtuoso mix tra cucina ligure e cucina toscana.
Amletico il dubbio: pranzare oppure cenare? O entrambe? Salomonica e tentatrice la soluzione ipotizzata. Toccherà pur aderire a questa ipotesi, soprattutto quando si sa resistere a tutto tranne che alle tentazioni, come diceva Oscar Wilde.
L’offering del pranzo è ghiottamente articolato: i crudi e le tartare, le pizze al padellino e le focacce, la pasta e le grigliate. Alla memoria ricorrendo, ancora prima che agli appunti, ci sovviene, memorabile, la squisita selezione di crudités di mare. Il nome del ristorante battezza un’ottima pizza al padellino, Alassio appunto, con topping costituito da mozzarella di bufala, olive, tonno crudo e zucchine. Omaggio alla Liguria con squisite trofie al pesto. Cena con trionfo della griglia: sfarzoso e squisito il tomahawk di cinta senese. A chiudere una deliziosa zuppa inglese. Da segnalare poi la prima colazione, ottima. Molto gustosa la schiacciata con avocado, stracchino e crumble di rigatino.
Il locale evoca la bella cittadina sulla riviera ligure di Ponente. La grande cucina in travertino e marmo verde è a vista. A dare benvenuto visivo al ristorante è il murale a tema costiero realizzato dall’artista italiana Giulia Mangoni. Le pareti sono sui toni pesca, di struggente atmosfera i lampadari di Murano.
Il wine bar di quartiere.
A completare il soddisfacimento dei bisogni e l’esaudimento dei desideri della clientela, c’è anche il wine bar Enoteca Violetta. Qui l’arguta e gioviale attenzione ai “non” forestieri è molto evidente. Il timbro è davvero quello della vineria di quartiere. In prevalenza etichette di vini toscani, e poi anche ragguardevoli bottiglie dalla Lombardia, dal Piemonte, dal Veneto. In abbinamento casual, appetitosi taglieri di salumi locali e formaggi.
L’interno vanta un bancone bar di sei metri, opere d’arte originali e cantine per il vino dal pavimento al soffitto.
Nascosto sotto l’Enoteca Violetta si trova infine La Riserva, uno spazio nel seminterrato per cene private, degustazioni e masterclass.
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In apertura, il ristorante Alassio, ph. Heiko Prigge.
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