
La cucina italiana diventerà patrimonio Unesco?
La candidatura della cucina italiana a patrimonio Unesco nasce dalla consapevolezza che in Italia il cibo è un elemento culturale identitario e la cucina è un modo di prendersi cura di sé e degli altri, ma anche di ricordare le proprie origini e mantenerle vive.
Un po’ ci avevamo preso gusto già con il riconoscimento Unesco della dieta mediterranea patrimonio dell’umanità, sì ma parliamo di 15 anni fa! Poi arrivò nell’anno 2014 il riconoscimento Unesco alla pratica agricola della vite ad alberello di Pantelleria iscrivendola nella lista del patrimonio immateriale dell’umanità. E poi giunse nell’anno 2017 il riconoscimento all’arte del pizzaiolo napoletano.
E infine, siamo all’anno 2021, alla cerca e alla cavatura del tartufo.

Adesso, anno 2025, siamo al rush finale per la candidatura della cucina italiana a patrimonio Unesco.
La decisione verrà presa a dicembre in India; tuttavia, il 10 novembre verrà reso pubblico l’esito della valutazione preliminare dell’organo tecnico, che potrà essere positivo, negativo o richiedere un approfondimento.
Sarebbe (sarà!) una sorta di “e pluribus unum”. Un tassello alla volta e poi finalmente il mosaico nella sua completezza: la cucina italiana patrimonio Unesco. Un vero e proprio riconoscimento culturale che nel rendere merito e onore alla cucina italiana è anche viatico a che il concetto stesso di cibo possa rappresentare un elemento identitario di una cultura.
Sempre più evidente, assimilato e riconosciuto quindi, è il legame tra cibo e cultura.

Dove sta la forza, vogliamo chiamarla così, della cucina italiana?
Non è che dobbiamo pensare a chissà cosa. Molto semplicemente, a nostro sommesso avviso, il valore culturale della cucina italiana sta nella coesistenza di due fattori: è espressione quotidiana ed è l’insieme di tradizioni diverse assimilabili, in prima battuta e per comodità (ma non se spacchiamo il capello) alle diverse tradizioni delle cucine regionali.
Saperi locali che si contaminano virtuosamente, innescando creatività e sedimentando quanto poi, ex-post, chiameremo “tradizione”.
La cucina italiana, insomma, non è solo cibo e ricettario ma è quell’insieme di abitudini, gestualità e relazioni familiari e amicali che inducono a considerare la preparazione e il consumo del pasto come momento di condivisione e incontro. Noi italiani concepiamo, più o meno consapevolmente, il cibo come elemento culturale identitario.
Per noi, cucinare è un modo di prendersi cura della famiglia e degli amici; nel caso della ristorazione, è prendersi cura dei clienti.
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In apertura, ph. Askar Abayev – Pexels.
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